
Dario Casetti - Consulente finanziario
Il mondo sta cambiando repentinamente e io, con costante formazione multidisciplinare e un approccio analitico e concreto, sto cambiando con esso, offrendo al mio cliente una elevata personalizzazione del servizio e una qualità impeccabile, dotandomi talvolta del mio sapere, talvolta dei migliori strumenti tecnici disponibili, talvolta di team di professionisti che la Banca con la quale collaboro mi mette a disposizione.
Voglio essere, per coloro che me ne daranno l’opportunità, un consulente patrimoniale per ogni esigenza finanziaria, assicurativa e previdenziale, dalla più semplice alla più complessa. Sono a vostra disposizione per un colloquio conoscitivo negli ambienti accoglienti e confortevoli degli uffici di MILANO o di BIELLA, oppure, se lo preferite, comodamente a casa vostra o nel vostro ufficio.
I miei Numeri
- 86
clienti soddisfatti
- 98
ore annuali
- 312
tazze di caffè
I servizi
Pianificazione finanziaria
Risparmio gestito
Pianificazione successoria
Consulenza previdenziale

1. Prima di agire bisogna ascoltare
E' fondamentale comprendere esigenze e punto di partenza di ogni cliente
2. Trovo le migliori soluzioni
e le prospetto al cliente per una scelta consapevole dei propri investimenti
3. Monitorare, sorridere, crescere
Dopo aver preso la mira, quello che conta è fare centroLa Consulenza Finanziaria

Cambiano i sogni, i progetti e le passioni, cambiano le motivazioni personali e le esigenze e con esse cambiano anche i tuoi obiettivi finanziari. La vita è uno straordinario susseguirsi di eventi, un percorso in costante evoluzione.
Ci sono cose che, invece, non cambiano mai.
Come ad esempio il desiderio di proteggere i nostri cari, la volontà di migliorare, di progredire. Non cambia il senso di tranquillità quando ci affidiamo ad un professionista preparato che opera al nostro servizio, meglio di quanto avremmo potuto fare da soli.
Qualsiasi siano le tue esigenze voglio comprenderle a fondo e tradurle nelle migliori soluzioni per garantirti il tenore di vita che meriti. Partirò dai tuoi obiettivi e dopo uno studio approfondito li trasformerò in un progetto personalizzato, con cura sartoriale, condividendone con te ogni dettaglio, affinché tu possa prendere le tue scelte consapevoli nella massima tranquillità di chi ha affianco un professionista onesto che gli propone soluzioni di investimento pensate su misura.
Curriculum e formazione professionale
Dopo 11 anni presso il gruppo Azimut , nel 2011 sono passato a collaborare con Allianz Bank, gruppo bancario-assicurativo. Dal 2022 lavoro per la "boutique finanziaria" Euromobiliare Private banking (gruppo bancario Credem) , specializzata dal 1973 nel private banking, dividendomi tra le sedi di Milano e di Biella.
Mi occupo in particolare di asset allocation e della gestione dei patrimoni di clientela private, con competenze specifiche di pianificazione successoria, di fiscalitá , di corporate finance e di esigenze previdenziali.
Vivo a Milano, con due figli e sono appassionato di mac, di cinema e di subacquea, ma non disdegno gli sci nel periodo invernale oltre a qualche partita di squash con gli amici.

«Il rischio deriva dal non sapere cosa stai facendo.»
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IL PROBLEMA DEI TRE CORPI
Cambiamenti climatici, riarmo, intelligenza artificiale
BOF: target oro a 5000 $

NEW YORK 13 ottobre -Il rally dell’oro ha ancora margine di crescita, secondo gli strategisti di mercato, anche dopo che il metallo ha raggiunto il target di $4.000 per oncia.
Bank of America ora prevede che il metallo prezioso salirà a $5.000/oz il prossimo anno, con un prezzo medio di $4.400. Gli strategisti della banca collegano la prossima fase di rialzo a un rinnovato appetito degli investitori.
"Guardando al 2026, un aumento del 14% della domanda di investimento – simile a quanto abbiamo visto quest’anno – potrebbe portare l’oro a $5.000/oz", ha scritto in una nota un team guidato da Michael Widmer.
Stellantis rinvia piano industriale

L’obiettivo della proroga di tre mesi ha come obiettivo quello di garantire che il piano rappresenti una vera e propria svolta per la società, cercando così di far uscire il gruppo dal momento di difficoltà industriale e finanziaria in cui si trova da diversi mesi.
La notizia emerge dalla trascrizione della call di commento alle stime preliminari sulle consegne del terzo trimestre svoltasi la settimana scorsa e tenutasi venerdì 10 ottobre da Ed Ditmire, head of Investor Relations del gruppo.
Trump arriva in Israele per firma pace

Borse UE e futures in recupero

Report mercati finanziari 13 ottobre
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La scorsa settimana i mercati finanziari hanno vissuto una fase di marcata incertezza, sospesi tra la speranza di una stabilizzazione macroeconomica e il timore di nuove tensioni geopolitiche. Gli indici azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti: gli Stati Uniti, pur chiudendo in lieve ribasso, hanno mantenuto una certa tenuta rispetto all’Europa, dove l’umore degli investitori è apparso più fragile. L’attenzione si è concentrata sui dati in arrivo dagli Stati Uniti — in particolare inflazione e prezzi alla produzione — che verranno pubblicati questa settimana e che potrebbero orientare le prossime mosse della Federal Reserve.
Sul fronte geopolitico, il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino ha riacceso la volatilità, con effetti evidenti sui titoli tecnologici e sull’intero comparto asiatico. Le borse cinesi e Hong Kong hanno accusato ribassi più pronunciati, mentre i listini americani hanno beneficiato in parte del ritorno verso asset difensivi. In Europa, la situazione è rimasta più incerta: il vecchio continente paga la combinazione di crescita anemica, tassi ancora elevati e una politica fiscale che resta prudente, elementi che frenano gli acquisti e spingono gli operatori a ridurre il rischio.
Il petrolio ha proseguito la sua discesa, scendendo più volte sotto i 60 dollari al barile, segnale di un mercato che teme un rallentamento della domanda globale. L’indebolimento delle materie prime ha alimentato il dibattito sull’eventuale rallentamento dell’inflazione, ma ha anche sollevato dubbi sulla tenuta della crescita. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato si sono mantenuti su livelli alti ma stabili: la curva americana resta piatta e volatile, in attesa dei prossimi dati macro, mentre in Europa lo spread italiano è rimasto relativamente contenuto, segno che il mercato non percepisce al momento tensioni strutturali.
Nel complesso, la settimana è stata dominata da un clima di prudenza: gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione ai titoli più ciclici e aumentare il peso dei comparti difensivi. In questo contesto, gli investitori istituzionali hanno privilegiato strategie di breve termine, in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Il mercato sconta ormai che il ciclo restrittivo sia vicino alla fine, ma la Fed e la BCE continuano a ribadire che eventuali tagli dei tassi dipenderanno dai dati, non dalle aspettative.
Il bilancio finale della settimana può dunque essere riassunto in un quadro di transizione: volatilità elevata, liquidità in aumento e un ritorno alla selettività. Gli investitori guardano ai dati americani come al prossimo snodo cruciale, mentre in Europa si moltiplicano i segnali di rallentamento economico. In questo scenario, la gestione attiva e la diversificazione restano le chiavi per mantenere equilibrio e stabilità nei portafogli.
Stay tuned. DC
fonti : Financial lounge ,Advisor , Sole24 ore, Jp Morgan , Credem, Pictet AM, Equita sim, Blackrock , Euromobiliare Advisory SIM , Reuters, Wall Street Italia ,AXA e DNCA.-------------------------------------------------------------------------------------------------
DISCLAIMER - Documento di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti finanziari. I dati utilizzati scaturiscono da diverse fonti che si ritengono corrette ed attendibili ma non sono state verificate da terze parti indipendenti. La loro accuratezza e completezza non é garantita e non ci si assume alcuna responsabilitá per eventuali danni diretti o indiretti derivanti dall'utilizzo di tali informazioni.

La scorsa settimana i mercati finanziari hanno vissuto una fase di marcata incertezza, sospesi tra la speranza di una stabilizzazione macroeconomica e il timore di nuove tensioni geopolitiche. Gli indici azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti: gli Stati Uniti, pur chiudendo in lieve ribasso, hanno mantenuto una certa tenuta rispetto all’Europa, dove l’umore degli investitori è apparso più fragile. L’attenzione si è concentrata sui dati in arrivo dagli Stati Uniti — in particolare inflazione e prezzi alla produzione — che verranno pubblicati questa settimana e che potrebbero orientare le prossime mosse della Federal Reserve.
Sul fronte geopolitico, il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino ha riacceso la volatilità, con effetti evidenti sui titoli tecnologici e sull’intero comparto asiatico. Le borse cinesi e Hong Kong hanno accusato ribassi più pronunciati, mentre i listini americani hanno beneficiato in parte del ritorno verso asset difensivi. In Europa, la situazione è rimasta più incerta: il vecchio continente paga la combinazione di crescita anemica, tassi ancora elevati e una politica fiscale che resta prudente, elementi che frenano gli acquisti e spingono gli operatori a ridurre il rischio.
Il petrolio ha proseguito la sua discesa, scendendo più volte sotto i 60 dollari al barile, segnale di un mercato che teme un rallentamento della domanda globale. L’indebolimento delle materie prime ha alimentato il dibattito sull’eventuale rallentamento dell’inflazione, ma ha anche sollevato dubbi sulla tenuta della crescita. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato si sono mantenuti su livelli alti ma stabili: la curva americana resta piatta e volatile, in attesa dei prossimi dati macro, mentre in Europa lo spread italiano è rimasto relativamente contenuto, segno che il mercato non percepisce al momento tensioni strutturali.
Nel complesso, la settimana è stata dominata da un clima di prudenza: gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione ai titoli più ciclici e aumentare il peso dei comparti difensivi. In questo contesto, gli investitori istituzionali hanno privilegiato strategie di breve termine, in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Il mercato sconta ormai che il ciclo restrittivo sia vicino alla fine, ma la Fed e la BCE continuano a ribadire che eventuali tagli dei tassi dipenderanno dai dati, non dalle aspettative.
Il bilancio finale della settimana può dunque essere riassunto in un quadro di transizione: volatilità elevata, liquidità in aumento e un ritorno alla selettività. Gli investitori guardano ai dati americani come al prossimo snodo cruciale, mentre in Europa si moltiplicano i segnali di rallentamento economico. In questo scenario, la gestione attiva e la diversificazione restano le chiavi per mantenere equilibrio e stabilità nei portafogli.
Stay tuned. DC
fonti : Financial lounge ,Advisor , Sole24 ore, Jp Morgan , Credem, Pictet AM, Equita sim, Blackrock , Euromobiliare Advisory SIM , Reuters, Wall Street Italia ,AXA e DNCA.-------------------------------------------------------------------------------------------------
DISCLAIMER - Documento di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti finanziari. I dati utilizzati scaturiscono da diverse fonti che si ritengono corrette ed attendibili ma non sono state verificate da terze parti indipendenti. La loro accuratezza e completezza non é garantita e non ci si assume alcuna responsabilitá per eventuali danni diretti o indiretti derivanti dall'utilizzo di tali informazioni.



La scorsa settimana i mercati finanziari hanno vissuto una fase di marcata incertezza, sospesi tra la speranza di una stabilizzazione macroeconomica e il timore di nuove tensioni geopolitiche. Gli indici azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti: gli Stati Uniti, pur chiudendo in lieve ribasso, hanno mantenuto una certa tenuta rispetto all’Europa, dove l’umore degli investitori è apparso più fragile. L’attenzione si è concentrata sui dati in arrivo dagli Stati Uniti — in particolare inflazione e prezzi alla produzione — che verranno pubblicati questa settimana e che potrebbero orientare le prossime mosse della Federal Reserve.
Sul fronte geopolitico, il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino ha riacceso la volatilità, con effetti evidenti sui titoli tecnologici e sull’intero comparto asiatico. Le borse cinesi e Hong Kong hanno accusato ribassi più pronunciati, mentre i listini americani hanno beneficiato in parte del ritorno verso asset difensivi. In Europa, la situazione è rimasta più incerta: il vecchio continente paga la combinazione di crescita anemica, tassi ancora elevati e una politica fiscale che resta prudente, elementi che frenano gli acquisti e spingono gli operatori a ridurre il rischio.
Il petrolio ha proseguito la sua discesa, scendendo più volte sotto i 60 dollari al barile, segnale di un mercato che teme un rallentamento della domanda globale. L’indebolimento delle materie prime ha alimentato il dibattito sull’eventuale rallentamento dell’inflazione, ma ha anche sollevato dubbi sulla tenuta della crescita. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato si sono mantenuti su livelli alti ma stabili: la curva americana resta piatta e volatile, in attesa dei prossimi dati macro, mentre in Europa lo spread italiano è rimasto relativamente contenuto, segno che il mercato non percepisce al momento tensioni strutturali.
Nel complesso, la settimana è stata dominata da un clima di prudenza: gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione ai titoli più ciclici e aumentare il peso dei comparti difensivi. In questo contesto, gli investitori istituzionali hanno privilegiato strategie di breve termine, in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Il mercato sconta ormai che il ciclo restrittivo sia vicino alla fine, ma la Fed e la BCE continuano a ribadire che eventuali tagli dei tassi dipenderanno dai dati, non dalle aspettative.
Il bilancio finale della settimana può dunque essere riassunto in un quadro di transizione: volatilità elevata, liquidità in aumento e un ritorno alla selettività. Gli investitori guardano ai dati americani come al prossimo snodo cruciale, mentre in Europa si moltiplicano i segnali di rallentamento economico. In questo scenario, la gestione attiva e la diversificazione restano le chiavi per mantenere equilibrio e stabilità nei portafogli.
Stay tuned. DC
fonti : Financial lounge ,Advisor , Sole24 ore, Jp Morgan , Credem, Pictet AM, Equita sim, Blackrock , Euromobiliare Advisory SIM , Reuters, Wall Street Italia ,AXA e DNCA.-------------------------------------------------------------------------------------------------
DISCLAIMER - Documento di approfondimento che non costituisce offerta al pubblico di prodotti finanziari. I dati utilizzati scaturiscono da diverse fonti che si ritengono corrette ed attendibili ma non sono state verificate da terze parti indipendenti. La loro accuratezza e completezza non é garantita e non ci si assume alcuna responsabilitá per eventuali danni diretti o indiretti derivanti dall'utilizzo di tali informazioni.
Il ritiro del veto da parte di Ungheria e Polonia dovrebbe consentire di ratificare il bilancio UE di 1800 miliardi di euro, confermando l'erogazione dei fondi del piano di ripresa da 750 miliardi di euro a metà del prossimo anno. 1800 miliardi è anche più o meno l'importo totale del piano pandemico di riacquisto delle attività dopo gli ulteriori 500 miliardi annunciati giovedì da Christine Lagarde.
"Le campane della divisione hanno già suonato", ha confessato malinconicamente David Gilmour in High Hopes...
Stay tuned.
DC
fonti"Financial lounge ,Advisor , Pimco, Sole24 ore, Jp Morgan , Pictet, Blackrock e DNCA"
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La scorsa settimana i mercati finanziari hanno vissuto una fase di marcata incertezza, sospesi tra la speranza di una stabilizzazione macroeconomica e il timore di nuove tensioni geopolitiche. Gli indici azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti: gli Stati Uniti, pur chiudendo in lieve ribasso, hanno mantenuto una certa tenuta rispetto all’Europa, dove l’umore degli investitori è apparso più fragile. L’attenzione si è concentrata sui dati in arrivo dagli Stati Uniti — in particolare inflazione e prezzi alla produzione — che verranno pubblicati questa settimana e che potrebbero orientare le prossime mosse della Federal Reserve.
Sul fronte geopolitico, il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino ha riacceso la volatilità, con effetti evidenti sui titoli tecnologici e sull’intero comparto asiatico. Le borse cinesi e Hong Kong hanno accusato ribassi più pronunciati, mentre i listini americani hanno beneficiato in parte del ritorno verso asset difensivi. In Europa, la situazione è rimasta più incerta: il vecchio continente paga la combinazione di crescita anemica, tassi ancora elevati e una politica fiscale che resta prudente, elementi che frenano gli acquisti e spingono gli operatori a ridurre il rischio.
Il petrolio ha proseguito la sua discesa, scendendo più volte sotto i 60 dollari al barile, segnale di un mercato che teme un rallentamento della domanda globale. L’indebolimento delle materie prime ha alimentato il dibattito sull’eventuale rallentamento dell’inflazione, ma ha anche sollevato dubbi sulla tenuta della crescita. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato si sono mantenuti su livelli alti ma stabili: la curva americana resta piatta e volatile, in attesa dei prossimi dati macro, mentre in Europa lo spread italiano è rimasto relativamente contenuto, segno che il mercato non percepisce al momento tensioni strutturali.
Nel complesso, la settimana è stata dominata da un clima di prudenza: gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione ai titoli più ciclici e aumentare il peso dei comparti difensivi. In questo contesto, gli investitori istituzionali hanno privilegiato strategie di breve termine, in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Il mercato sconta ormai che il ciclo restrittivo sia vicino alla fine, ma la Fed e la BCE continuano a ribadire che eventuali tagli dei tassi dipenderanno dai dati, non dalle aspettative.
Il bilancio finale della settimana può dunque essere riassunto in un quadro di transizione: volatilità elevata, liquidità in aumento e un ritorno alla selettività. Gli investitori guardano ai dati americani come al prossimo snodo cruciale, mentre in Europa si moltiplicano i segnali di rallentamento economico. In questo scenario, la gestione attiva e la diversificazione restano le chiavi per mantenere equilibrio e stabilità nei portafogli.
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fonti : Financial lounge ,Advisor , Sole24 ore, Jp Morgan , Credem, Pictet AM, Equita sim, Blackrock , Euromobiliare Advisory SIM , Reuters, Wall Street Italia ,AXA e DNCA.-------------------------------------------------------------------------------------------------
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La scorsa settimana i mercati finanziari hanno vissuto una fase di marcata incertezza, sospesi tra la speranza di una stabilizzazione macroeconomica e il timore di nuove tensioni geopolitiche. Gli indici azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti: gli Stati Uniti, pur chiudendo in lieve ribasso, hanno mantenuto una certa tenuta rispetto all’Europa, dove l’umore degli investitori è apparso più fragile. L’attenzione si è concentrata sui dati in arrivo dagli Stati Uniti — in particolare inflazione e prezzi alla produzione — che verranno pubblicati questa settimana e che potrebbero orientare le prossime mosse della Federal Reserve.
Sul fronte geopolitico, il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino ha riacceso la volatilità, con effetti evidenti sui titoli tecnologici e sull’intero comparto asiatico. Le borse cinesi e Hong Kong hanno accusato ribassi più pronunciati, mentre i listini americani hanno beneficiato in parte del ritorno verso asset difensivi. In Europa, la situazione è rimasta più incerta: il vecchio continente paga la combinazione di crescita anemica, tassi ancora elevati e una politica fiscale che resta prudente, elementi che frenano gli acquisti e spingono gli operatori a ridurre il rischio.
Il petrolio ha proseguito la sua discesa, scendendo più volte sotto i 60 dollari al barile, segnale di un mercato che teme un rallentamento della domanda globale. L’indebolimento delle materie prime ha alimentato il dibattito sull’eventuale rallentamento dell’inflazione, ma ha anche sollevato dubbi sulla tenuta della crescita. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato si sono mantenuti su livelli alti ma stabili: la curva americana resta piatta e volatile, in attesa dei prossimi dati macro, mentre in Europa lo spread italiano è rimasto relativamente contenuto, segno che il mercato non percepisce al momento tensioni strutturali.
Nel complesso, la settimana è stata dominata da un clima di prudenza: gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione ai titoli più ciclici e aumentare il peso dei comparti difensivi. In questo contesto, gli investitori istituzionali hanno privilegiato strategie di breve termine, in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Il mercato sconta ormai che il ciclo restrittivo sia vicino alla fine, ma la Fed e la BCE continuano a ribadire che eventuali tagli dei tassi dipenderanno dai dati, non dalle aspettative.
Il bilancio finale della settimana può dunque essere riassunto in un quadro di transizione: volatilità elevata, liquidità in aumento e un ritorno alla selettività. Gli investitori guardano ai dati americani come al prossimo snodo cruciale, mentre in Europa si moltiplicano i segnali di rallentamento economico. In questo scenario, la gestione attiva e la diversificazione restano le chiavi per mantenere equilibrio e stabilità nei portafogli.
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La scorsa settimana i mercati finanziari hanno vissuto una fase di marcata incertezza, sospesi tra la speranza di una stabilizzazione macroeconomica e il timore di nuove tensioni geopolitiche. Gli indici azionari globali hanno mostrato andamenti contrastanti: gli Stati Uniti, pur chiudendo in lieve ribasso, hanno mantenuto una certa tenuta rispetto all’Europa, dove l’umore degli investitori è apparso più fragile. L’attenzione si è concentrata sui dati in arrivo dagli Stati Uniti — in particolare inflazione e prezzi alla produzione — che verranno pubblicati questa settimana e che potrebbero orientare le prossime mosse della Federal Reserve.
Sul fronte geopolitico, il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino ha riacceso la volatilità, con effetti evidenti sui titoli tecnologici e sull’intero comparto asiatico. Le borse cinesi e Hong Kong hanno accusato ribassi più pronunciati, mentre i listini americani hanno beneficiato in parte del ritorno verso asset difensivi. In Europa, la situazione è rimasta più incerta: il vecchio continente paga la combinazione di crescita anemica, tassi ancora elevati e una politica fiscale che resta prudente, elementi che frenano gli acquisti e spingono gli operatori a ridurre il rischio.
Il petrolio ha proseguito la sua discesa, scendendo più volte sotto i 60 dollari al barile, segnale di un mercato che teme un rallentamento della domanda globale. L’indebolimento delle materie prime ha alimentato il dibattito sull’eventuale rallentamento dell’inflazione, ma ha anche sollevato dubbi sulla tenuta della crescita. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei titoli di Stato si sono mantenuti su livelli alti ma stabili: la curva americana resta piatta e volatile, in attesa dei prossimi dati macro, mentre in Europa lo spread italiano è rimasto relativamente contenuto, segno che il mercato non percepisce al momento tensioni strutturali.
Nel complesso, la settimana è stata dominata da un clima di prudenza: gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione ai titoli più ciclici e aumentare il peso dei comparti difensivi. In questo contesto, gli investitori istituzionali hanno privilegiato strategie di breve termine, in attesa di maggiore chiarezza sulle prossime mosse delle banche centrali. Il mercato sconta ormai che il ciclo restrittivo sia vicino alla fine, ma la Fed e la BCE continuano a ribadire che eventuali tagli dei tassi dipenderanno dai dati, non dalle aspettative.
Il bilancio finale della settimana può dunque essere riassunto in un quadro di transizione: volatilità elevata, liquidità in aumento e un ritorno alla selettività. Gli investitori guardano ai dati americani come al prossimo snodo cruciale, mentre in Europa si moltiplicano i segnali di rallentamento economico. In questo scenario, la gestione attiva e la diversificazione restano le chiavi per mantenere equilibrio e stabilità nei portafogli.
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fonti : Financial lounge ,Advisor , Sole24 ore, Jp Morgan , Credem, Pictet AM, Equita sim, Blackrock , Euromobiliare Advisory SIM , Reuters, Wall Street Italia ,AXA e DNCA.-------------------------------------------------------------------------------------------------
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Il ritiro del veto da parte di Ungheria e Polonia dovrebbe consentire di ratificare il bilancio UE di 1800 miliardi di euro, confermando l'erogazione dei fondi del piano di ripresa da 750 miliardi di euro a metà del prossimo anno. 1800 miliardi è anche più o meno l'importo totale del piano pandemico di riacquisto delle attività dopo gli ulteriori 500 miliardi annunciati giovedì da Christine Lagarde.
"Le campane della divisione hanno già suonato", ha confessato malinconicamente David Gilmour in High Hopes...
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